L’ARTE DELL’ATTESA
Occorre del tempo per vedere domani i frutti di ciò che viene seminato oggi.
Siamo bravi a ripetere questa frase ai bambini che, con l’impazienza propria della gioventù, vorrebbero fin da subito gustare il premio per i tanti sforzi compiuti nell’adempiere quotidianamente ai doveri ai quali costantemente li richiamiamo.
Meno bravi, tuttavia, siamo a ripetere questa frase a noi stessi nelle diverse circostanze in cui può essere assai utile esercitare quella pazienza da noi esaltata poco prima a virtù universale dell’essere umano.
GUIDARE GLI ALTRI
Cerchiamo di convincere i nostri figli che quella, sulla quale li stiamo scortando, sia effettivamente la via migliore, invitandoli a non demordere di fronte alle prime avvisaglie di frustrazione che potrebbero presentarsi e a proseguire su quello stesso cammino che crediamo essere per loro il più sicuro per la loro crescita.
Dall’alto delle nostre esperienze passate, infatti, cerchiamo di essere per loro una buona guida, come un faro ad illuminare una meta che noi vediamo più o meno chiaramente, ma che per loro appare oggi distante.
Certo, potremmo cadere in errore nel prospettarci per loro un futuro che appare di giorno in giorno più mutevole rispetto a quello che credevamo inizialmente.
Potremmo sbagliare i tempi con cui spingerli verso una strada o verso un’altra, anticipando o ritardando il nostro intervento; potremmo sbagliare i modi con cui esercitare la nostra leadership, assumendo un atteggiamento troppo autoritario o permissivo; o ancora potremmo peccare di superbia, illudendoci di sapere quale sia realmente la strada per loro migliore.
Errori veniali, tuttavia, attestanti la normale condizione di imperfezione dell’essere umano e, come tali, superabili da parte di coloro che ne farebbero le spese semplicemente diventando adulti a loro volta, cessando così quell’ idealizzazione del genitore come figura da cui attendere e pretendere la soddisfazione di ogni bisogno, la risposta ad ogni domanda.
ESSERE GUIDATI DAGLI ALTRI
Vero è, tuttavia, che nessuno smette mai di essere figlio.
Né il giovane , né l’adulto. Nemmeno il genitore, che avverte sulle proprie spalle la responsabilità di essere prima di tutto una buona figura di riferimento, manca di quel bisogno altrettanto umano di essere guidato a sua volta.
Anche i grandi, dopo tutto, a Pasqua si emozionano nell’aprire le uova.
È per questo che, come nani sulle spalle di giganti, delle volte ci aggrappiamo a chi riteniamo possa vedere più in là del nostro naso, specialmente nei momenti in cui, imprevisti o difficoltà personali, possono offuscare momentaneamente la nostra capacità di vedere chiaramente l’ orizzonte.
È un atto di fiducia, sì, quello che in casi simili compiamo nei confronti delle persone a cui ci appoggiamo, siano essi specialisti o conoscenti.
È a tali figure, infatti, che ci si affida e si affida quanto per noi è più importante: i nostri sogni, le nostre speranze; ma è anche un atto di maturità quello che in tali casi si compie, in quanto attestante la ferma convinzione di non essere poi così perfetti, come spesso ci vedono i nostri figli, né tanto meno così imperturbabili, come delle volte ci illudiamo di essere.
Altre volte, invece, ci troviamo quasi costretti a rispettare chi, dall’alto della sua posizione, esercita su di noi un potere non sempre riconosciuto ed accettato di buon grado. Penso ad esempio alle istituzioni governative che, mai come prima di questi tempi, hanno agito riducendo la libertà individuale a tutela della salute pubblica.
Può pesare, in tali casi, sottostare a scelte vissute sulla propria pelle come chiare imposizioni esterne, specialmente laddove mal si tollera, da una vita intera, il rispetto di chi è percepito come autoritario, più che autorevole, despota, più che democratico.
IMPARARE AD ATTENDERE
È forse in questi casi che diventa allora più utile il richiamo a quel monito dell’attesa, della pazienza.
Diventare genitori di se stessi per condurre nuovamente sui giusti binari quella parte di sé ancora bambina che lotta, si lamenta e insiste per avere ora la merenda che le spetta, ora il riconoscimento che pretende.
Siate per voi stessi la guida che vorreste per i vostri figli.
<< Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità >> (Martha Medeiros)
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L’ARTE DELL’ATTESA
Occorre del tempo per vedere domani i frutti di ciò che viene seminato oggi.
Siamo bravi a ripetere questa frase ai bambini che, con l’impazienza propria della gioventù, vorrebbero fin da subito gustare il premio per i tanti sforzi compiuti nell’adempiere quotidianamente ai doveri ai quali costantemente li richiamiamo.
Meno bravi, tuttavia, siamo a ripetere questa frase a noi stessi nelle diverse circostanze in cui può essere assai utile esercitare quella pazienta da noi esaltata poco prima a virtù universale dell’essere umano.
GUIDARE GLI ALTRI
Cerchiamo di convincere i nostri figli che quella, sulla quale li stiamo scortando, sia effettivamente la via migliore, invitandoli a non demordere di fronte alle prime avvisaglie di frustrazione che potrebbero presentarsi e a proseguire su quello stesso cammino che crediamo essere per loro il più sicuro per la loro crescita.
Dall’alto delle nostre esperienze passate, infatti, cerchiamo di essere per loro una buona guida, come un faro ad illuminare una meta che noi vediamo più o meno chiaramente, ma che per loro appare oggi distante.
Certo, potremmo cadere in errore nel prospettarci per loro un futuro che appare di giorno in giorno più mutevole rispetto a quello che credevamo inizialmente.
Potremmo sbagliare i tempi con cui spingerli verso una strada o verso un’altra, anticipando o ritardando il nostro intervento; potremmo sbagliare i modi con cui esercitare la nostra leadership, assumendo un atteggiamento troppo autoritario o permissivo; o ancora potremmo peccare di superbia, illudendoci di sapere quale sia realmente la strada per loro migliore.
Errori veniali, tuttavia, attestanti la normale condizione di imperfezione dell’essere umano e, come tali, superabili da parte di coloro che ne farebbero le spese semplicemente diventando adulti a loro volta, cessando così quell’ idealizzazione del genitore come figura da cui attendere e pretendere la soddisfazione di ogni bisogno, la risposta ad ogni domanda.
ESSERE GUIDATI DAGLI ALTRI
Vero è, tuttavia, che nessuno smette mai di essere figlio.
Né il giovane , né l’adulto. Nemmeno il genitore, che avverte sulle proprie spalle la responsabilità di essere prima di tutto una buona figura di riferimento, manca di quel bisogno altrettanto umano di essere guidato a sua volta.
Anche i grandi, dopo tutto, a Pasqua si emozionano nell’aprire le uova.
È per questo che, come nani sulle spalle di giganti, delle volte ci aggrappiamo a chi riteniamo possa vedere più in là del nostro naso, specialmente nei momenti in cui, imprevisti o difficoltà personali, possono offuscare momentaneamente la nostra capacità di vedere chiaramente l’ orizzonte.
È un atto di fiducia, sì, quello che in casi simili compiamo nei confronti delle persone a cui ci appoggiamo, siano essi specialisti o conoscenti.
È a tali figure, infatti, che ci si affida e si affida quanto per noi è più importante: i nostri sogni, le nostre speranze; ma è anche un atto di maturità quello che in tali casi si compie, in quanto attestante la ferma convinzione di non essere poi così perfetti, come spesso ci vedono i nostri figli, né tanto meno così imperturbabili, come delle volte ci illudiamo di essere.
Altre volte, invece, ci troviamo quasi costretti a rispettare chi, dall’alto della sua posizione, esercita su di noi un potere non sempre riconosciuto ed accettato di buon grado. Penso ad esempio alle istituzioni governative che, mai come prima di questi tempi, hanno agito riducendo la libertà individuale a tutela della salute pubblica.
Può pesare, in tali casi, sottostare a scelte vissute sulla propria pelle come chiare imposizioni esterne, specialmente laddove mal si tollera, da una vita intera, il rispetto di chi è percepito come autoritario, più che autorevole, despota, più che democratico.
IMPARARE AD ATTENDERE
È forse in questi casi che diventa allora più utile il richiamo a quel monito dell’attesa, della pazienza.
Diventare genitori di se stessi per condurre nuovamente sui giusti binari quella parte di sé ancora bambina che lotta, si lamenta e insiste per avere ora la merenda che le spetta, ora il riconoscimento che pretende.
Siate per voi stessi la guida che vorreste per i vostri figli.
<< Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità >> (Martha Medeiros)
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