NON È TUTTO VIRUS QUEL CHE LUCCICA
Mi avrebbe fatto piacere darvi notizie sulle relazioni affettive e del peso che possono avere nella vita di tutti i giorni, ma le circostanze rendono oggi difficile parlare di qualcosa di diverso rispetto a quello del tanto temuto covid-19.
È sufficiente aprire Facebook per rendersi conto dell’impatto che il suo diffondersi sta avendo sulla nostra vita, specialmente per chi, come me, si trova a vivere nella parte più alta della penisola, non troppo distante dai focolai epidemici tanto citati nelle tv e nei giornali.
QUALI POSSIBILI EFFETTI?
Le diverse ordinanze, che in questa parte del Nord Italia sono state giustamente proposte quali misure cautelative e restrittive per il diffondersi del contagio, comportano un comprensibile effetto collaterale: quello di offrire alle notizie sul covid-19 un terreno fertile per diffondersi nei pensieri dei suoi cittadini.
In assenza di altra forma d’intrattenimento se non quella reperibile a buon mercato su internet e sui social, la paura si diffonde, di schermo in schermo, alimentandosi di quel bisogno, così tipicamente umano, di socializzare, di sentirsi appartenenti a qualcosa di importante o, più semplicemente, di non sentirsi soli.
È una spinta forte quella che ci muove, di quelle che portano a ributtarsi in un mare in tempesta pur vedendo di fronte a sé onde alte come palazzi, o scritte che incutono più timore che speranza:
<< Prove tecniche di strage >>
<< La grande paura >>
<< Nord Italia in stato d’assedio >>
In casi simili, dal pensare alla catastrofe all’agire di conseguenza il passo è breve:
- supermercati presi d’assalto da famiglie impaurite;
- ingenti spese per quei pochi gel e disinfettanti ancora disponibili sul mercato;
- strade deserte o gremite da volti mascherati, ma non per carnevale.
Tutti esempi di azioni mosse da preoccupazioni difficilmente isolabili.
COME TUTELARSI?
Beh, come la preoccupazione si diffonde facendo leva su quello stesso bisogno di appartenenza che ci lega, allo stesso modo è possibile contrastarla:
- limitando il diffondersi di contenuti che mostrano più luci che ombre su questo fenomeno;
- promuovendo quelle poche voci fuori dal coro che ci mostrano come il controllo del diffondersi del virus passi anche imparando a nuotare quanto più calmi e tranquilli in questo mare in tempesta.
<< La speranza è come una strada nei campi: non c’è mai stata una strada, ma quando molte persone vi camminano, la strada prende forma >> (Yutang Lin).
ARTICOLI SUGGERITI
VIDEO SUGGERITI
NON È TUTTO VIRUS QUEL CHE LUCCICA
Mi avrebbe fatto piacere darvi notizie sulle relazioni affettive e del peso che possono avere nella vita di tutti i giorni, ma le circostanze rendono oggi difficile parlare di qualcosa di diverso rispetto a quello del tanto temuto covid-19.
È sufficiente aprire Facebook per rendersi conto dell’impatto che il suo diffondersi sta avendo sulla nostra vita, specialmente per chi, come me, si trova a vivere nella parte più alta della penisola, non troppo distante dai focolai epidemici tanto citati nelle tv e nei giornali.
QUALI POSSIBILI EFFETTI?
Le diverse ordinanze, che in questa parte del Nord Italia sono state giustamente proposte quali misure cautelative e restrittive per il diffondersi del contagio, comportano un comprensibile effetto collaterale: quello di offrire alle notizie sul covid-19 un terreno fertile per diffondersi nei pensieri dei suoi cittadini.
In assenza di altra forma d’intrattenimento se non quella reperibile a buon mercato su internet e sui social, la paura si diffonde, di schermo in schermo, alimentandosi di quel bisogno, così tipicamente umano, di socializzare, di sentirsi appartenenti a qualcosa di importante o, più semplicemente, di non sentirsi soli.
È una spinta forte quella che ci muove, di quelle che portano a ributtarsi in un mare in tempesta pur vedendo di fronte a sé onde alte come palazzi, o scritte che incutono più timore che speranza:
<< Prove tecniche di strage >>
<< La grande paura >>
<< Nord Italia in stato d’assedio >>
In casi simili, dal pensare alla catastrofe all’agire di conseguenza il passo è breve:
- supermercati presi d’assalto da famiglie impaurite;
- ingenti spese per quei pochi gel e disinfettanti ancora disponibili sul mercato;
- strade deserte o gremite da volti mascherati, ma non per carnevale.
Tutti esempi di azioni mosse da preoccupazioni difficilmente isolabili.
COME TUTELARSI?
Beh, come la preoccupazione si diffonde facendo leva su quello stesso bisogno di appartenenza che ci lega, allo stesso modo è possibile contrastarla:
- limitando il diffondersi di contenuti che mostrano più luci che ombre su questo fenomeno;
- promuovendo quelle poche voci fuori dal coro che ci mostrano come il controllo del diffondersi del virus passi anche imparando a nuotare quanto più calmi e tranquilli in questo mare in tempesta.
<< La speranza è come una strada nei campi: non c’è mai stata una strada, ma quando molte persone vi camminano, la strada prende forma >> (Yutang Lin).
Scrivi un commento