SENTIRSI FRAGILI E VULNERABILI
Capita da bambini di perdersi nei posti dei grandi.
Quelli noiosi, dove c’è tanta gente e corrono tutti.
Tutti i bambini sanno quali sono questi posti.
Non serve avere letto quei libri che i grandi danno ai bambini per insegnargli qualcosa.
Sapete, quelli con tante parole difficili, di cui si ricordano solo i disegni.
Non tutti i libri, infatti, insegnano ciò che è davvero importante.
Un bambino sa distinguere i posti dei grandi perché è in loro presenza che si sente piccolo piccolo.
Più piccolo di quanto si sente quando accanto a lui c’è una persona grande.
Questo il bambino lo sa bene ed è tutto ok.
Sa infatti che può piangere e che un grande verrà ad aiutarlo.
Occorre essere grandi, infatti, per non sentirsi piccoli nei luoghi dei grandi.
I grandi, invece, non sanno quali sono questi posti.
Bisogna sempre spiegarglielo, a loro, perché per loro tutti i posti sono uguali.
Hanno imparato anche loro da quei libri, ma ora ricordano soltanto le parole, quelle difficili.
Sono grandi, loro, e non sanno più che cosa significa essere piccoli nei posti dei grandi.
Tutti tranne la signora Carla.
LA PAURA DEL SENTIRSI FRAGILI E VULNERABILI
La signora Carla è diversa perché lei ricorda ancora le figure.
Anche lei ha paura dei posti dei grandi.
Ad esempio non va mai a fare la spesa da sola e, quando ci va, non vede l’ora di andare via.
Come dal dottore.
Anche se non le fanno le punture quando fa la spesa, lei ha paura lo stesso.
Anche quando va a prendere i figli a scuola ha paura.
Dice che le mette ansia quando le maestre si fermano a parlare con lei.
Anche a lei spaventano le maestre.
Ha paura che la rimproverano.
A nessuna piace essere rimproverato.
La signora Carla ha anche paura delle cavallette e di tutti quegli insettini con le ali che ci sono nel prato.
Va subito nel panico quando li vede perché dice che non sa mai dove possano andare.
Chiama sempre qualcuno per mandarli via.
A me invece piacciono perché sono tutti colorati.
Ha anche paura dei grandi, la signora Carla, ma solo quando si arrabbiano.
Lo capisci perché fa di sì con la testa, o sta in silenzio o parla d’altro.
Ai grandi piace questo tipo di cose.
Si calmano subito e dopo sono tutti felici e contenti.
Tranne Carla, perché vorrebbe dire tante cose, ma poi non dice mai niente.
« Cose da grandi », dice a noi piccini, ma io so di cosa ha paura.
Ha paura di sentirsi piccola piccola, come capita quando i bambini si perdono nei posti dei grandi.
A noi basta piangere per essere soccorsi.
Forse i grandi vengono rimproverati quanto si mettono a piangere.
Deve essere difficile essere grandi quando ci si sente piccoli piccoli
LA RABBIA DEL SENTIRSI FRAGILI E VULNERABILI
Anche la signora Carla spera sempre che qualcuno la aiuti quando si sente piccola piccola.
Fa paura rimanere soli per tanto tempo quando ci si perde nei posti dei grandi.
Come un cucciolo solo in mezzo al bosco scuro d’inverno.
Quando però la signora Carla viene aiutata, non sembra che non le piaccia.
Si sente subito più piccola.
Piccola piccola piccola
Le da fastidio, alla signora Carla, sentirsi piccola piccola, perché « i grandi..», dice, « ..devono essere forti, è ovvio, lo sanno tutti ».
Non so che cosa voglia dire questo “ovvio”, ma deve essere qualcosa di brutto.
Qualcosa che dicono i grandi ai bambini per non farli diventare grandi.
Mi spaventa questo “ovvio”, perché sembra che faccia male alla gente.
A me, per fortuna, non lo hanno ancora detto e possa sentirmi ancora piccolo piccolo.
Non so perché la signora Carla pensa di essere piccola.
Forse qualcuno le ha detto che è così e ci ha creduto.
Io non sono stato, perché io lo so che lei è grande.
È alta, ha tutti i denti e i vestiti sono sempre profumati.
Come quelli dei grandi.
Ma lei non ci crede tanto.
Si innervosisce e si dice di essere piccola.
Piccola piccola piccola.
Non so come si fa ad essere piccoli quando si è grandi.
Forse è stata una pozione magica a trasformare la signora Carla in una persona grande.
Chissà se esiste una pozione per farla ritornare piccola.
Forse così non sarebbe più un problema sentirsi piccoli piccoli.
IL DOLORE DEL SENTIRSI FRAGILI E VULNERABILI
A me piace quando mi sento piccolo piccolo, perché mi basta piangere per essere accudito.
Allora non mi sento più solo e smetto di piangere.
La signora Carla, invece, piange solo quando è sola.
E non smette mai di piangere quando è sola.
Io lo so perché la vedo sempre dalla finestra di camera mia.
Piange spesso, ma solo quando nessuno la vede.
Quando è in compagnia fa invece uno di quei sorrisi da grandi e poi parla d’altro.
Non so perché lo faccia.
Forse teme di venire rimproverata se si mostra triste.
O forse teme di fare sentire gli altri piccoli piccoli.
Come se fosse uno specchio.
La signora “specchio Carla”.
Vorrei tanto andare da lei per dirle che non tutti i grandi temono di essere piccoli piccoli, specie quelli che di tanto in tanto si perdono ancora nei posti dei grandi.
Solo che questi sono ben nascosti.
È il gioco a nascondino dei grandi.
Per trovarsi serve piangere, delle volte, perché i grandi non lo capiscono quando hai dolore.
A loro va spiegato tutto, delle volte anche con tutte quelle parole difficili dei loro libri.
Per loro tutti i sorrisi sembrano uguali.
Vorrei dirle tutto questo, ma so che la signora Carla ci rimarrebbe male.
Si sentirebbe subito piccola piccola piccola.
Allora quando la vedo che rientra a casa da lavoro vado da lei e le do uno dei disegni che faccio a scuola.
Glielo do perché so che le piace quello che disegno.
Vedo che fa uno dei quei sorrisi da bambini, ma solo per poco.
Ai grandi forse non è permesso fare sorrisi da bambini.
L’ARTE DEL SENTIRSI FRAGILI E VULNERABILI
A me pi
Quando mi vede, la signora Carla mi dice spesso che sono un “ometto forte e coraggioso”, e mi dice di prendermi cura della mia famiglia.
Non so perché me lo dice.
La mia famiglia sta bene.
Io le rispondo che preferisco essere un bambino “debole e piagnucolone”.
Lei si mette a ridere, ma secondo me non ha capito.
A me spaventa essere un “ometto forte e coraggioso”, perché temo che poi non potrò più piangere.
Ma a me piace piangere quando mi sento piccolo piccolo, perché so che verrò subito accudito.
Allora non mi sento più solo e smetto di piangere.
Sento che la gente mi vuole bene e che ci tiene a me.
Anche la tristezza se ne va e mi sento subito meglio.
Come quando smette di piovere ed esce l’arcobaleno.
Tutto si colora e non pensi più alla pioggia, ai fulmini.
Fanno paura i fulmini!
Delle volte però quando piangi non sempre vieni accudito da qualcuno.
Lì è brutto perché devi fare tutto da solo.
Io, ad esempio, penso a tutti quei bambini che in quel momento si sono persi nei posti dei grandi.
Ce n’è sempre qualcuno che si perde nei posti grandi.
Sia grandi, che piccoli.
Immagino d’incontrarli in questi posti e li immagino tristi e soli, così come mi sento io in quel momento.
Ci facciamo compagnia nella nostra solitudine.
Non so perché, però ci si sente subito meglio nel condividere la propria tristezza.
Ti torna la voglia di fare quei sorrisi da piccoli, anche se si è grandi.
Per poco, certo, altrimenti potresti essere rimproverato!
E a nessuno piace essere rimproverato.
I grandi, valli a capire!
Speriamo di non diventare come loro crescendo!
Altrimenti sai che fatica!
Converrà nascondere fin da ora questa fragilità e vulnerabilità in un luogo più sicuro.
Aspetta…e se fosse questo l’origine del problema?!
Non so perché lo faccia.
Forse teme di venire rimproverata se si mostra triste.
O forse teme di fare sentire gli altri piccoli piccoli.
Come se fosse uno specchio.
La signora “specchio Carla”.
Vorrei tanto andare da lei per dirle che non tutti i grandi temono di essere piccoli piccoli, specie quelli che di tanto in tanto si perdono ancora nei posti dei grandi.
Solo che questi sono ben nascosti.
È il gioco a nascondino dei grandi.
Per trovarsi serve piangere, delle volte, perché i grandi non lo capiscono quando hai dolore.
A loro va spiegato tutto, delle volte anche con tutte quelle parole difficili dei loro libri.
Per loro tutti i sorrisi sembrano uguali.
Vorrei dirle tutto questo, ma so che la signora Carla ci rimarrebbe male.
Si sentirebbe subito piccola piccola piccola.
Allora quando la vedo che rientra a casa da lavoro vado da lei e le do uno dei disegni che faccio a scuola.
Glielo do perché so che le piace quello che disegno.
Vedo che fa uno dei quei sorrisi da bambini, ma solo per poco.
Ai grandi forse non è permesso fare sorrisi da bambini.
Scrivi un commento