NON ESSERE CREDUTI
Vi siete mai fermati a guardarli?
Sono piccoli in effetti.
Piccolissimi.
Il loro nome scientifico è “Trombidium holosericeum”, ma io preferisco chiamarli “ragnetti rossi”.
Sono acari non più grandi di qualche millimetro, innocui per l’uomo.
RICORDI D’INFANZIA
Quando ero piccolo li vedevo spesso girovagare indisturbati nei muri e nelle recinzioni che delimitavano la casa al mare dove sono cresciuto.
Non ho mai saputo cosa fossero veramente, fino a quest’oggi.
Nel rivederli sul muretto d’ingresso del mio appartamento ho cercato su internet e sono saltati subito fuori.
Come è piccolo il mondo!
Ricordo di non sapere che emozioni dovessi provare in loro presenza.
Il più delle volte penso che finivo per vivere un misto di paura e curiosità
Come un bambino intimorito dal buio, ma non abbastanza perché questa possa frenare quel brivido di confrontarsi con la paura stessa.
In più di una circostanza ricordo di aver provato a chiedere ai “grandi” che cosa fossero quei ragnetti, senza ricevere mai alcuna chiara risposta.
L’unica cosa che mi divenne ben presto chiara è che quei simpatici insetti non erano le tanto temute zecche a cui mettevano in guardia i grandi.
Quelle i grandi le conoscono bene, ma i ragnetti rossi no.
RIFLESSIONI MATURE
È a questo che pensavo oggi mentre osservavo questi simpatici animaletti colorati.
Certe cose si vedono, si sentono e si provano anche se nessuno riesce a vederle, a sentirle o provarle.
Eppure non di rado capita di non essere creduti in ciò che si vede, si sente e si prova, specialmente quando il male invisibile è dentro di noi.
Le emozioni, dopo tutto, non si vedono dall’esterno se non si è particolarmente attenti e motivati a coglierle.
Un po’ come i ragnetti rossi.
Di certo i grandi riuscirebbero ben a vederli se glieli si mostrasse chiaramente, come in una foto.
Ma le emozioni?
Come possiamo mostrare di stare provando un disagio che altri non vedono?
Purtroppo delle volte ci si spinge al punto da fare qualcosa di esagerato pur di essere visti e riconosciuti.
Il prezzo che si paga può essere alto e, come spesso accade, non porta da nessuna parte.
È in casi simili che conviene forse fermarsi ed essere noi per primi a vedere queste emozioni.
Aspettarsi che siano gli altri a vederci, infatti, può nascondere la grande paura di non riuscire ad affrontare questo disagio con le proprie forze.
Se infatti volessimo così aspramente essere visti e riconosciuti nei nostri bisogni per timore di non essere in grado di vedere chiaramente questo disagio?
Come potremmo riuscire dunque a prenderci cura di noi stessi?
LA MORALE
Paure da grandi, queste ultime, non già grandi paure.
Quelle sono dei piccoli, per i quali ogni cosa appare grande.
Fortuna vuole che la paura non ha età e può essere affrontata allo stesso modo di quando si era piccoli.
In che modo?
Vi siete mai fermati a guardarla?
« Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno »
(J. W. Goethe)
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