AUTOSTIMA E SOLITUDINE

autostima e solitudine verona

scritto da Dr. Alessio Congiu

<< Non è cane. Non è lupo. Sa soltanto quello che non è >>

Una frase, quella ripetuta nel film d’animazione “Balto”, che mi ha sempre colpito. Per chi non lo conoscesse, il lungometraggio tratta le vicende di Balto, un cane-lupo relegato ai margini della società in cui vive in quanto escluso, per la sua natura ibrida, tanto dai cani, quanto dai lupi della sua città.

Un forte senso di esclusione e di bassa autostima, dunque, quello che contraddistingue la solitudine del personaggio. Un vissuto per certi versi non dissimile rispetto a quello che molti di noi potrebbero avere provato nel corso della loro vita.

ALLONTANARSI DA SE STESSI

Capita infatti che il timore del giudizio degli altri possa portarci in alcune fasi della vita a recitare un ruolo molto diverso rispetto a quello sentito come più vicino alle proprie corde.

Il bisogno di sentirsi parte integrante di un gruppo può spingerci in tali casi a scendere a dei piccoli compromessi con noi stessi, motivandoci a relegare ad una dimensione privata quella parte di noi che credevano potesse venire meno apprezzata dalle persone appartenenti al gruppo di cui volevamo far parte.

Giorno dopo giorno, iniziamo così a recitare i panni della persona che riteniamo possa venire più facilmente accettata dagli altri, assumendo l’identità di questo personaggio senza quasi accorgercene.

L’ autenticità, che fino a poco tempo prima ci aveva caratterizzato, lascia spazio alla spontaneità della recitazione, portandoci a perdere consapevolezza dei confini tra la nostra persona e quella del personaggio appena creato.

<< Noi siamo sempre sulla scena anche quando pensiamo di essere assolutamente spontanei e sinceri nelle nostre reazioni dinanzi agli altri >> (Erving Goffman)

Poi, ad un tratto, accade qualcosa: l’equilibrio, che fino a poco tempo prima avevamo creato, inizia a divenire precario. Proviamo stuporeangoscia, quindi rabbiatristezza. Qualcosa si è rotto.

LA SVOLTA

È allora che ci accorgiamo di essere ben diversi dalla persona che per tanto tempo abbiamo mostrano agli altri ed a noi stessi. Ci sentiamo insoddisfattidelusidisincantati, desiderosi che dall’esterno qualcuno si accorga che qualcosa in noi è cambiato. Fuori tutto tace.

Pochi infatti riescono a cogliere questi sottili cambiamenti nella nostra persona. Pochi riescono a vedere chi si nasconde sotto la maschera che per tanto tempo abbiamo indossato e di cui ora vediamo i confini. Ci ritroviamo.

autostima e solitudine

Ritroviamo in noi quella parte piccola e vulnerabile che avevamo tenuta nascosta alla vista dello sguardo giudicante dell’altro, come per proteggerla, per preservarla. Perdiamo la capacità di apprezzarci, di stimarci. Ci sentiamo piccoli e fragili, come non ci sentivamo da tanto tempo.

Delle volte questi cambiamenti preludono ad un nuovo incontro, passionale, autentico; uno di quelli destinato a cambiarci profondamente. Altre volte, invece, ci troviamo di fronte ad una scelta: smorzare sul nascere la fiamma che da sotto la cenere preme per risplendere, o lasciare che divampi, irradiando tutto ciò che ci circonda.

CAMBIARE

Non è facile essere se stessi, specie quando ci si accorge di aver recitato per tanto tempo i panni di qualcun altro. Ci vuole coraggio forse, perché solo chi ha coraggio può sopportare il peso del cambiamento, di quell’immaginario, fatto di solitudine, di esclusione, di bassa autostima.

Balto lo sa bene, ed è per questo che gli altri lo considerano un eroe. Per le sue gesta, certo, ma anche perché, rimanendo se stesso, mostra agli altri che un’alternativa al mero conformismo è possibile.

Per essere se stessi ed apprezzarsi, forse, occorre solo smettere di essere qualcun altro.

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<< Non è cane. Non è lupo. Sa soltanto quello che non è >>

Una frase, quella ripetuta nel film d’animazione “Balto”, che mi ha sempre colpito. Per chi non lo conoscesse, il lungometraggio tratta le vicende di Balto, un cane-lupo relegato ai margini della società in cui vive in quanto escluso, per la sua natura ibrida, tanto dai cani, quanto dai lupi della sua città.

Un forte senso di esclusione e di bassa autostima, dunque, quello che contraddistingue la solitudine del personaggio. Un vissuto per certi versi non dissimile rispetto a quello che molti di noi potrebbero avere provato nel corso della loro vita.

ALLONTANARSI DA SE STESSI

Capita infatti che il timore del giudizio degli altri possa portarci in alcune fasi della vita a recitare un ruolo molto diverso rispetto a quello sentito come più vicino alle proprie corde.

Il bisogno di sentirsi parte integrante di un gruppo può spingerci in tali casi a scendere a dei piccoli compromessi con noi stessi, motivandoci a relegare ad una dimensione privata quella parte di noi che credevano potesse venire meno apprezzata dalle persone appartenenti al gruppo di cui volevamo far parte.

Giorno dopo giorno, iniziamo così a recitare i panni della persona che riteniamo possa venire più facilmente accettata dagli altri, assumendo l’identità di questo personaggio senza quasi accorgercene.

L’ autenticità, che fino a poco tempo prima ci aveva caratterizzato, lascia spazio alla spontaneità della recitazione, portandoci a perdere consapevolezza dei confini tra la nostra persona e quella del personaggio appena creato.

<< Noi siamo sempre sulla scena anche quando pensiamo di essere assolutamente spontanei e sinceri nelle nostre reazioni dinanzi agli altri >> (Erving Goffman)

Poi, ad un tratto, accade qualcosa: l’equilibrio, che fino a poco tempo prima avevamo creato, inizia a divenire precario. Proviamo stuporeangoscia, quindi rabbiatristezza. Qualcosa si è rotto.

LA SVOLTA

È allora che ci accorgiamo di essere ben diversi dalla persona che per tanto tempo abbiamo mostrano agli altri ed a noi stessi.

Ci sentiamo insoddisfattidelusi, desiderosi che dall’esterno qualcuno si accorga che qualcosa in noi è cambiato. Fuori tutto tace.

Pochi infatti riescono a cogliere questi sottili cambiamenti nella nostra persona. Pochi riescono a vedere chi si nasconde sotto la maschera che per tanto tempo abbiamo indossato e di cui ora vediamo i confini. Ci ritroviamo.

autostima e solitudine

Ritroviamo in noi quella parte piccola e vulnerabile che avevamo tenuta nascosta alla vista dello sguardo giudicante dell’altro, come per proteggerla, per preservarla. Perdiamo la capacità di apprezzarci, di stimarci. Ci sentiamo piccoli e fragili, come non ci sentivamo da tanto tempo.

Delle volte questi cambiamenti preludono ad un nuovo incontro, passionale, autentico; uno di quelli destinato a cambiarci profondamente. Altre volte, invece, ci troviamo di fronte ad una scelta: smorzare sul nascere la fiamma che da sotto la cenere preme per risplendere, o lasciare che divampi, irradiando tutto ciò che ci circonda.

CAMBIARE

Non è facile essere se stessi, specie quando ci si accorge di aver recitato per tanto tempo i panni di qualcun altro. Ci vuole coraggio forse, perché solo chi ha coraggio può sopportare il peso del cambiamento, di quell’immaginario, fatto di solitudine, di esclusione, di bassa autostima.

Balto lo sa bene, ed è per questo che gli altri lo considerano un eroe. Per le sue gesta, certo, ma anche perché, rimanendo se stesso, mostra agli altri che un’alternativa al mero conformismo è possibile.

Per essere se stessi ed apprezzarsi, forse, occorre solo smettere di essere qualcun altro.

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