DI RABBIA IN RABBIA
È un diritto essere arrabbiati, indipendentemente dai motivi per i quali si starebbe vivendo la rabbia; ma è così difficile accettarlo.
PERCHÉ È DIFFICILE ACCETTARE LA RABBIA?
Non ci si sente mai legittimati abbastanza ad esser arrabbiati verso gli altri, a provare quest’emozione.
La riteniamo un qualcosa di sbagliato, di riprovevole, anche se delle volte cerchiamo di fingere il contrario, mostrandoci distanti da quel senso di
Non ci si sente mai legittimati abbastanza ad essere arrabbiati verso gli altri, a provare quest’emozione.
La verità è che si ha subito l’impressione di passare da vittima a carnefice all’idea di agire verso gli altri la propria rabbia.
Dopotutto, la rabbia non porta mai a niente.
È questa una simpatica filastrocca che ci siamo ripetuti nel corso degli anni e che ci porta non di rado a ritenere sbagliato vivere questa emozione, come pure a provare rabbia verso coloro che ci fanno arrabbiare.
Rabbia all’idea di provare rabbia.
Delle volte invece la si teme al punto da vivere con ansia la possibilità di provarla.
Spaventa sapersi arrabbiati, perché è in questa emozione che alberga l’immagine della nostra inadeguatezza; un’immagine deformata delle morbide espressioni di chi invece è dalla parte del giusto e che ci rimanda agli scenari per noi più temuti: di esclusione, di solitudine, di indegnità.
Eppure c’è gente che con noi non sembra farsi scrupoli a scaricare la propria rabbia, al punto che delle volte ci sembra quasi di scorgere nei loro sguardi un briciolo di piacere nel vederci soffrire.
Sono quelli gli sguardi che più ci fanno male, perché sradicano con forza ogni nostra convinzione che il bene, in fin dei conti, esista a questo mondo, tra le persone, seppure mostrandosi a sprazzi e adombramenti.
QUALI CONSEGUENZE PORTA IL NON ACCETTARLA?
Quanto ci si sente ingenui all’idea di aver creduto in un qualcosa di così stupido! Tutto appare non più che un semplice capriccio infantile, il sogno di un bambino svegliatosi improvvisamente in una realtà fredda e ostile; e la mente si tinge di nero e il volto si bagna di pioggia.
Diventare grandi spesso si traduce proprio in questo: convincersi che l’onestà non sia un pregio ma un difetto, che il bene venga vinto dall’utile, che la competizione prevalga sulla cooperazione, e così via.
Uno stato prolungato di insoddisfazione è quello che rimane, mostrandoci tuttavia come il fuoco sia ancora vivo sotto le sue ceneri, pronto, come una fenice, a risorgere alla prima luce di speranza, ma non prima che la nostra frustrazione venga riversata su coloro che, per contro, ci appaiono onesti, felici, ingenui.
Sono loro, infatti, le persone da cui vorremmo sentire quelle poche e semplici parole in grado di riaccendere la nostra fiamma.
Forse che anche chi in passato ha riversato su di noi la propria rabbia non volesse che questo in fin dei conti?
<< Tu hai visto attraverso la mia rabbia e la mia ira per mostrarmi che la mia prigione era solo una gabbia aperta; non c’erano chiavi, né guardie ed alcune vecchie ombre come sbarre >> (Bruce Springsteen)
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DI RABBIA IN RABBIA
È un diritto essere arrabbiati, indipendentemente dai motivi per i quali si starebbe vivendo la rabbia; ma è così difficile accettarlo.
PERCHÉ È DIFFICILE ACCETTARE LA RABBIA?
Non ci si sente mai legittimati abbastanza ad esser arrabbiati verso gli altri, a provare quest’emozione.
La riteniamo un qualcosa di sbagliato, di riprovevole, anche se delle volte cerchiamo di fingere il contrario, mostrandoci distanti da quel senso di
Non ci si sente mai legittimati abbastanza ad essere arrabbiati verso gli altri, a provare quest’emozione.
La verità è che si ha subito l’impressione di passare da vittima a carnefice all’idea di agire verso gli altri la propria rabbia.
Dopotutto, la rabbia non porta mai a niente.
È questa una simpatica filastrocca che ci siamo ripetuti nel corso degli anni e che ci porta non di rado a ritenere sbagliato vivere questa emozione, come pure a provare rabbia verso coloro che ci fanno arrabbiare.
Rabbia all’idea di provare rabbia.
Delle volte invece la si teme al punto da vivere con ansia la possibilità di provarla.
Spaventa sapersi arrabbiati, perché è in questa emozione che alberga l’immagine della nostra inadeguatezza; un’immagine deformata delle morbide espressioni di chi invece è dalla parte del giusto e che ci rimanda agli scenari per noi più temuti: di esclusione, di solitudine, di indegnità.
Eppure c’è gente che con noi non sembra farsi scrupoli a scaricare la propria rabbia, al punto che delle volte ci sembra quasi di scorgere nei loro sguardi un briciolo di piacere nel vederci soffrire.
Sono quelli gli sguardi che più ci fanno male, perché sradicano con forza ogni nostra convinzione che il bene, in fin dei conti, esista a questo mondo, tra le persone, seppure mostrandosi a sprazzi e adombramenti.
QUALI CONSEGUENZE PORTA IL NON ACCETTARLA?
Quanto ci si sente ingenui all’idea di aver creduto in un qualcosa di così stupido! Tutto appare non più che un semplice capriccio infantile, il sogno di un bambino svegliatosi improvvisamente in una realtà fredda e ostile; e la mente si tinge di nero e il volto si bagna di pioggia.
Diventare grandi spesso si traduce proprio in questo: convincersi che l’onestà non sia un pregio ma un difetto, che il bene venga vinto dall’utile, che la competizione prevalga sulla cooperazione, e così via.
Uno stato prolungato di insoddisfazione è quello che rimane, mostrandoci tuttavia come il fuoco sia ancora vivo sotto le sue ceneri, pronto, come una fenice, a risorgere alla prima luce di speranza, ma non prima che la nostra frustrazione venga riversata su coloro che, per contro, ci appaiono onesti, felici, ingenui.
Sono loro, infatti, le persone da cui vorremmo sentire quelle poche e semplici parole in grado di riaccendere la nostra fiamma.
Forse che anche chi in passato ha riversato su di noi la propria rabbia non volesse che questo in fin dei conti?
<< Tu hai visto attraverso la mia rabbia e la mia ira per mostrarmi che la mia prigione era solo una gabbia aperta; non c’erano chiavi, né guardie ed alcune vecchie ombre come sbarre >> (Bruce Springsteen)
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