Vorrei potervi dire che quando ero piccolo mio nonno mi ha insegnato a raccogliere le more, ma non è così.

Eppure sarebbe stato un bell’insegnamento.

Prendere le more in effetti sembra facile, ma non lo è.

PRESTARE ATTENZIONE

Per prima cosa bisogna trovarle le more, cosa non banale.

Trovare le more significa innanzi tutto prestare attenzione.

Non guardare sullo smartphone, dunque, non farsi distrarre da altri mille pensieri.

Niente di tutto questo.

Significa innanzi tutto osservare ciò che ci sta intorno.

SAPER SCEGLIERE

Una volta trovate, bisogna anche sceglierle, le more.

Non tutte sono uguali infatti.

Ci sono quelle acerbe, ma anche quelle fin troppo mature;

quelle che sembrano mature, ma non lo sono, e così via.

È un atto di cura quello della scelta, e non solo verso le more.

Verso se stessi, verso gli altri.

Prendere il tanto che basta, infatti, permette che anche altri possano godere di questi piccoli doni

E perché no, magari scegliendo proprio ciò che noi abbiamo scartato.

Non tutti i gusti sono uguali, d’altronde.

ESSERE SENSIBILI

Ma raccogliere le more significa anche saperle prendere.

Vero: alcune solo lì, a portata di mano, ma altre no.

Alcune richiedono movimenti delicati delle dita e delle braccia.

I rovi non sono certo clementi con chi vuole impossessarsi delle loro ricchezze.

Una mente presa da mille pensieri fatica a non graffiarsi, ma non temete:

Anche i graffi insegnano qualcosa.

INSEGNAMENTI DI VITA

Insegnano a rallentare, per esempio, a fare le cose con più calma, con più presenza.

Insegnare a stare nel momento presente, le more.

Molti praticano meditazione, yoga, yoga su surf, pilates su sup…ma non raccolgono le more.

Forse perché nessuno ha insegnato loro a vederle le more, a sceglierle, a raccoglierle.

Non si può apprendere da un nonno che non c’è più, purtroppo.

Ma si può sempre diventare un nonno per chi ci sarà.

E perché no, anche per se stessi!

Sapeste quante belle salsine vengono fuori con le more!