SENTIRSI DIVERSI DAGLI ALTRI
Di pazzi in giro ce ne sono tanti.
Tu compreso.
La pazzia infatti ha il pregio di essere piuttosto democratica: si diffonde a macchia d’olio tra persone che in apparenza davano l’impressione di essere normali.
Eppure lo so sono.
Anche loro.
Anche quelli sorridenti e con i capelli ben curati?
Anche loro.
Anche quelli che con la camicia abbottonata e la giacchetta?
Ad Agosto? Soprattutto loro!
Tutti, in un modo o nell’altro, sono diversi e si sentono diversi dagli altri.
SIAMO TUTTI ANORMALI
Tutti siamo pazzi, a modo nostro certo.
Tutti assumiamo atteggiamenti che agli occhi degli altri possono sembrare strani o insoliti; e così ci sentiamo: strani, diversi.
È questa la vera pazzia?
No naturalmente, ma è quella che più si teme, in genere.
A nessuno piace sentirsi diversi dagli altri, specialmente quando si è convinti di esserlo.
Il punto è che abbiamo anche ragione! Ad essere diversi, s’intende.
Chi d’altronde non lo è?
<< Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale.
Quindi normalmente sono uscito dopo una settimana… >> (Lucio Dalla)
Siamo tutti unici a modo nostro e a modo nostro siamo tutti un po’ “fuori di testa”.
Di quel “fuori di testa”, però, che nella nostra intimità è ben accettato.
Guai, tuttavia, a mostrare agli altri la propria diversità! Specialmente se si ritiene che sia “socialmente poco apprezzabile”.
La gara consiste dunque nell’essere di quel tipo di “fuori di testa” che piace alla gente.
C’è infatti un tipo di “fuori di testa” che piace, e un tipo che non piace.
Tu sicuramente fai parte di quest’ultimo; ma anche del primo, il realtà.
PAZZAMENTE NORMALI
In genere piace la nostra pazzia a chi, come noi, si sente pazzo a fingere di non esserlo.
È estremamente liberatorio ammetterlo, riconoscersi tra pazzi, perché si può finalmente smettere di fingere di essere normali.
È lì che si comprende di essere in realtà più normali di quanto si credeva di essere.
“Pazzamente normali”.
La gente dai capelli bianchi questo tipo di pazzia la chiama “essere se stessi”.
Loro infatti possono permetterselo di mostrarsi con qualche rotella fuori posto.
Cos’hanno da perdere loro?
Non gli pesa certo sentirsi diversi dagli altri.
Sono diversi e lo sanno!
PERCHÉ SI TEME DI ESSERE ANORMALI
Ecco dunque spiegato il motivo per cui alla gente “pazzamente normale” pesa (e non poco) l’idea di essere considerati “pazzamente anormali”: si teme di perdere qualcosa di importante, qualcosa a cui si ritiene di poter avere accesso unicamente venendo accettati dagli altri.
Di cosa parlo?
Bella domanda!
A saperlo!
Però una cosa posso dirvela: quando si sta male, in genere, si tende ad isolarsi; non sempre, sia chiaro, ma spesso è quello che succede.
Chi ha vissuto momenti di depressione questo lo sa bene.
Penso quindi che lo stare insieme agli altri sia qualcosa di estremamente benefico e salutare.
Sempre e in tutti i casi?
NO!
Con tutti quanti?
Dio ce ne scampi! Assolutamente NO!
Delle volte è molto meglio rimanere soli con se stessi!
Se non altro perché siamo un po’ come delle spugne: assorbiamo le cose belle degli altri, ma anche quelle brutte e queste pesano spesso molto più delle prime.
LA METAFORA DELLA SPUGNA
Ecco, si, la spugna è proprio una bella metafora: quando siamo in pace con noi stessi, ecco che la negatività che assorbiamo dall’altro è meno pesante da reggere; è più tollerabile.
Fa quasi tenerezza delle volte.
Questo sentimento lo chiamano compassione e penso che esprima esattamente quell’attitudine a lasciare che l’ombra dell’altro ci avvolga, per poi illuminarla a nostra volta con la nostra bella luce interiore.
È proprio questo che, in quei casi, permette all’altro di vedere chiaramente le proprie ombre e di liberarsene.
Anche l’altro, infatti, è una spugna, capace di diffondere negatività, ma anche di assorbire tanta positività; quando la trova negli altri, ovviamente.
E quando invece non siamo in pace con noi stessi?
Quando prevale il sentirsi diversi dagli altri?
Beh, al buio è più difficile trovare l’uscita se non si ha l’appoggio di chi può illuminare le nostre paure, mostrandoci non tanto l’uscita; quella non la conoscono neanche i più saggi; quanto piuttosto quella parte di noi che non riusciamo più a vedere e che probabilmente saprebbe già come uscire dalle proprie prigioni.
Non abbiate paura di circondarvi di persone belle, “pazzamente belle“, che non mancano di essere brutte, “pazzamente brutte“, ma pur sempre se stesse, lasciando anche a voi lo stesso diritto.
<< Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio.
La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce >> (Platone)
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SENTIRSI DIVERSI DAGLI ALTRI
Di pazzi in giro ce ne sono tanti.
Tu compreso.
La pazzia infatti ha il pregio di essere piuttosto democratica: si diffonde a macchia d’olio tra persone che in apparenza davano l’impressione di essere normali.
Eppure lo so sono.
Anche loro.
Anche quelli sorridenti e con i capelli ben curati?
Anche loro.
Anche quelli che con la camicia abbottonata e la giacchetta?
Ad Agosto? Soprattutto loro!
Tutti, in un modo o nell’altro, sono diversi e si sentono diversi dagli altri.
SIAMO TUTTI ANORMALI
Tutti siamo pazzi, a modo nostro certo.
Tutti assumiamo atteggiamenti che agli occhi degli altri possono sembrare strani o insoliti; e così ci sentiamo: strani, diversi.
È questa la vera pazzia?
No naturalmente, ma è quella che più si teme, in genere.
A nessuno piace sentirsi diversi dagli altri, specialmente quando si è convinti di esserlo.
Il punto è che abbiamo anche ragione! Ad essere diversi, s’intende.
Chi d’altronde non lo è?
<< Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale.
Quindi normalmente sono uscito dopo una settimana… >> (Lucio Dalla)
Siamo tutti unici a modo nostro e a modo nostro siamo tutti un po’ “fuori di testa”.
Di quel “fuori di testa”, però, che nella nostra intimità è ben accettato.
Guai, tuttavia, a mostrare agli altri la propria diversità! Specialmente se si ritiene che sia “socialmente poco apprezzabile”.
La gara consiste dunque nell’essere di quel tipo di “fuori di testa” che piace alla gente.
C’è infatti un tipo di “fuori di testa” che piace, e un tipo che non piace.
Tu sicuramente fai parte di quest’ultimo; ma anche del primo, il realtà.
PAZZAMENTE NORMALI
In genere piace la nostra pazzia a chi, come noi, si sente pazzo a fingere di non esserlo.
È estremamente liberatorio ammetterlo, riconoscersi tra pazzi, perché si può finalmente smettere di fingere di essere normali.
È lì che si comprende di essere in realtà più normali di quanto si credeva di essere.
“Pazzamente normali”.
La gente dai capelli bianchi questo tipo di pazzia la chiama “essere se stessi”.
Loro infatti possono permetterselo di mostrarsi con qualche rotella fuori posto.
Cos’hanno da perdere loro?
Non gli pesa certo sentirsi diversi dagli altri.
Sono diversi e lo sanno!
PERCHÉ SI TEME DI ESSERE ANORMALI
Ecco dunque spiegato il motivo per cui alla gente “pazzamente normale” pesa (e non poco) l’idea di essere considerati “pazzamente anormali”: si teme di perdere qualcosa di importante, qualcosa a cui si ritiene di poter avere accesso unicamente venendo accettati dagli altri.
Di cosa parlo?
Bella domanda!
A saperlo!
Però una cosa posso dirvela: quando si sta male, in genere, si tende ad isolarsi; non sempre, sia chiaro, ma spesso è quello che succede.
Chi ha vissuto momenti di depressione questo lo sa bene.
Penso quindi che lo stare insieme agli altri sia qualcosa di estremamente benefico e salutare.
Sempre e in tutti i casi?
NO!
Con tutti quanti?
Dio ce ne scampi! Assolutamente NO!
Delle volte è molto meglio rimanere soli con se stessi!
Se non altro perché siamo un po’ come delle spugne: assorbiamo le cose belle degli altri, ma anche quelle brutte e queste pesano spesso molto più delle prime.
LA METAFORA DELLA SPUGNA
Ecco, si, la spugna è proprio una bella metafora: quando siamo in pace con noi stessi, ecco che la negatività che assorbiamo dall’altro è meno pesante da reggere; è più tollerabile.
Fa quasi tenerezza delle volte.
Questo sentimento lo chiamano compassione e penso che esprima esattamente quell’attitudine a lasciare che l’ombra dell’altro ci avvolga, per poi illuminarla a nostra volta con la nostra bella luce interiore.
È proprio questo che, in quei casi, permette all’altro di vedere chiaramente le proprie ombre e di liberarsene.
Anche l’altro, infatti, è una spugna, capace di diffondere negatività, ma anche di assorbire tanta positività; quando la trova negli altri, ovviamente.
E quando invece non siamo in pace con noi stessi?
Quando prevale il sentirsi diversi dagli altri?
Beh, al buio è più difficile trovare l’uscita se non si ha l’appoggio di chi può illuminare le nostre paure, mostrandoci non tanto l’uscita; quella non la conoscono neanche i più saggi; quanto piuttosto quella parte di noi che non riusciamo più a vedere e che probabilmente saprebbe già come uscire dalle proprie prigioni.
Non abbiate paura di circondarvi di persone belle, “pazzamente belle“, che non mancano di essere brutte, “pazzamente brutte“, ma pur sempre se stesse, lasciando anche a voi lo stesso diritto.
<< Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio.
La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce >> (Platone)
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