UNITI NELLA DISTANZA
Seconda giornata di applicazione del decreto del presidente del consiglio dei ministri. Al di là delle specifiche qui contenute, un messaggio semplice e chiaro inizia ad arrivare alla cittadinanza:
<< State a casa! >>
Comici e conduttori televisivi si uniscono nello sforzo del governo di far passare l’importanza del rispetto delle condizioni di limitare gli spostamenti allo stretto indispensabile, pena il rischio di diffondere ulteriormente il coronavirus.
Tra il panico e lo scetticismo generale, il messaggio a poco a poco inizia a venire recepito.
BASTA QUESTO PER FARCI USCIRE DAL CALVARIO?
Difficile a dirsi. Il pubblico qui si divide: troviamo chi, nell’ottimismo più ingenuo, prospetta un drastico ridursi del contagio già da questa settimana e chi, nel pessimismo più irrealistico, prospetta scenari apocalittici degni dei migliori film di fantascienza.
Tra i due estremi si trova forse la posizione più realistica, e come tale meno identificabile se non nel continuo confronto con chi ci sta attorno.
Difficile improvvisarsi equilibristi quando per una vita si è vissuto di certezze, ma l’oscillare dei piatti della bilancia ci porta anche a questo: imparare a destreggiarci tra gli alti e i bassi di emozioni non sempre facili da riconoscere e da gestire.
Per chi tra i suoi apici si trova a vivere non infrequentemente stati intensi di ansia o sconforto, ecco alcuni semplici spunti.
COSA FARE SE SONO AGITATO?
L’ ansia è un’aspettativa negativa, una capacità che la nostra mente ha sviluppato per prospettarsi eventi minacciosi.
Il coronavirus è una minaccia, se non per tutti, per molti di coloro con i quali siamo affettivamente legati. Normale sarà dunque vivere con apprensione l’eventualità di un contagio sé o per altri.
La questione diventa dunque primariamente pratica: non vivere l’ansia come un qualcosa di problematico, ma come un campanello che si attiva per segnalarci cosa fare per prevenire l’eventualità temuta, ed oggi questo non può che essere il seguire quanto il Ministero Della Salute ha proposto nelle sue raccomandazioni.
COSA FARE SE SONO DEMORALIZZATO?
La demoralizzazione e lo sconforto sono stati psico-emotivi normali, specie in un periodo in cui i mass media, i social e i giornali ci portano a pensare all’eventualità che la nostra vita o quella delle persone per noi importanti possa cambiare in modo irreversibile a causa del diffondersi del virus.
Imparare dunque a convivere con simili sentimenti, senza ritenerli più catastrofici di quanto in realtà non siano, è un importante compito che ci è richiesto per rimanere a galla in questo periodo.
Non c’è un antidoto allo sconforto, ma un pensiero frutto della saggezza popolare: mal comune mezzo gaudio.
Se vi sentite tristi, abbattuti e sconfortati in questo periodo per tutto ciò che sta succedendo, beh, sappiate che non siete i soli.
Poca cosa, probabilmente, ma quanto basta per trovare in questo filo connettore, a cui siamo tutti legati, la forza per andare avanti, uniti nella distanza.
Anche nei momenti meno scontati.
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Seconda giornata di applicazione del decreto del presidente del consiglio dei ministri.
Al di là delle specifiche qui contenute, un messaggio semplice e chiaro inizia ad arrivare alla cittadinanza:
<< State a casa! >>
Comici e conduttori televisivi si uniscono nello sforzo del governo di far passare l’importanza del rispetto delle condizioni di limitare gli spostamenti allo stretto indispensabile, pena il rischio di diffondere ulteriormente il coronavirus.
Tra il panico e lo scetticismo generale, il messaggio a poco a poco inizia a venire recepito.
BASTA QUESTO PER FARCI USCIRE DAL CALVARIO?
Difficile a dirsi. Il pubblico qui si divide: troviamo chi, nell’ottimismo più ingenuo, prospetta un drastico ridursi del contagio già da questa settimana e chi, nel pessimismo più irrealistico, prospetta scenari apocalittici degni dei migliori film di fantascienza.
Tra i due estremi si trova forse la posizione più realistica, e come tale meno identificabile se non nel continuo confronto con chi ci sta attorno.
Difficile improvvisarsi equilibristi quando per una vita si è vissuto di certezze, ma l’oscillare dei piatti della bilancia ci porta anche a questo: imparare a destreggiarci tra gli alti e i bassi di emozioni non sempre facili da riconoscere e da gestire.
Per chi tra i suoi apici si trova a vivere non infrequentemente stati intensi di ansia o sconforto, ecco alcuni semplici spunti.
COSA FARE SE SONO AGITATO?
L’ ansia è un’aspettativa negativa, una capacità che la nostra mente ha sviluppato per prospettarsi eventi minacciosi.
Il coronavirus è una minaccia, se non per tutti, per molti di coloro con i quali siamo affettivamente legati.
Normale sarà dunque vivere con apprensione l’eventualità di un contagio sé o per altri.
La questione diventa dunque primariamente pratica: non vivere l’ansia come un qualcosa di problematico, ma come un campanello che si attiva per segnalarci cosa fare per prevenire l’eventualità temuta, ed oggi questo non può che essere il seguire quanto il Ministero Della Salute ha proposto nelle sue raccomandazioni.
COSA FARE SE SONO DEMORALIZZATO?
La demoralizzazione e lo sconforto sono stati psico-emotivi normali, specie in un periodo in cui i mass media, i social e i giornali ci portano a pensare all’eventualità che la nostra vita o quella delle persone per noi importanti possa cambiare in modo irreversibile a causa del diffondersi del virus.
Imparare dunque a convivere con simili sentimenti, senza ritenerli più catastrofici di quanto in realtà non siano, è un importante compito che ci è richiesto per rimanere a galla in questo periodo.
Non c’è un antidoto allo sconforto, ma un pensiero frutto della saggezza popolare: mal comune mezzo gaudio.
Se vi sentite tristi, abbattuti e sconfortati in questo periodo per tutto ciò che sta succedendo, beh, sappiate che non siete i soli.
Poca cosa, probabilmente, ma quanto basta per trovare in questo filo connettore, a cui siamo tutti legati, la forza per andare avanti, uniti nella distanza.
Anche nei momenti meno scontati.
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